lunedì 4 aprile 2016

I 23 PER EURO 2016: STORIA DELLE CONVOCAZIONI AZZURRE NEL XXI SECOLO - BRASILE 2014




Ottavo appuntamento con la storia delle convocazioni della nazionale italiana in questo secolo a cura di Rado Il Figo.




Qualificazioni

Scenario

Repetita iuvant: la seconda stagione di Prandelli ripercorre esattamente la prima, nel bene e nel male, salva la precoce conclusione in terra brasiliana. Usciti con le ossa rotta dalla finale europea contro le Furie Rosse, ma rinfrancati dall’esservi giunti a dispetto dei pessimismi iniziali, gli Azzurri ripartono per centrare la qualificazione alla XX Coppa del Mondo. Testa di serie, l’Italia finisce nel Gruppo B assieme a Danimarca, Repubblica Ceca, Bulgaria, Armenia e Malta, in ordine di fascia. La difficoltà è media sulla carta ma la realtà si rivela ancora più benevola per i nostri colori: basti pensare che il biglietto iridato è staccato dalle 9 prime e le vincenti gli spareggi fra le 8 migliori seconde, poiché la nona (e peggiore) è subito eliminata ed è proprio quella uscita dal girone italiano (la Danimarca) a subire la triste fine.

Si allargano i limiti delle liste di gara, potendo essere composte fino a 23 giocatori, di cui 3 portieri: in pratica, le stesse norme della fase finale, salva la possibilità di cambiare i nomi di partita in partita. Una conseguenza di tale novità è attendersi un abbassamento dell’IL: da un insieme di 23, in termini di calcolo combinatorio, è più facile pescarne 18 rispetto a (proprio) 23.

L’Italia procede spedita, con pochi affanni, e per la seconda volta consecutiva centra la qualificazione con due turni di anticipo; inoltre, a fine 2012/13, gli Azzurri anticipano la trasferta brasiliana partecipando alla Confederations Cup, per quanto solo grazie a una Spagna… che vince troppo (Mondiali ed Europei), chiudendo al terzo posto dopo aver perso l’accesso alla finale dopo una maratona ai rigori con le stesse Furie Rosse. Al momento, l’unico problema pare essere l’idiosincrasia assoluta verso gli impegni amichevoli, sistematicamente perduti, una pecca non trascurabile poiché anche tali partite entrano nel computo valido per il ranking FIFA, con il quale sono fissate le teste di serie per il sorteggio dei gironi finali.

Pur non intravedendo segnali sinistri all’orizzonte, qualche riflessione più approfondita sarebbe necessaria a stemperare l’ottimismo regnante: il bronzo in Confederations è accolto come un ulteriore segnale positivo, però la struttura del torneo è tale da rendere l’arrivo in semifinale “un obbligo morale” per europee e sudamericane; inoltre, la qualificazione mondiale, pur colta con largo anticipo, è conseguita con un misero bottino di 22 punti, colpa di ben 4 pareggi in 10 uscite.

Ragionando conoscendo il futuro, dopo il 2-1 ai cechi che vale il biglietto per il Brasile, l’Italia svanisce letteralmente, fatta salva una solitaria fiammata nella gara inaugurale della fase finale: le due ultime e inutili gare eliminatorie terminano con un paio di 2-2, e il secondo è in casa contro l’Armenia (!); le amichevoli preparatorie sono deludentissime, peraltro da tradizione, con il picco dello storico 1-1 strappatoci dai lussemburghesi; però nessuno, nonostante tutto, compresa la difficoltà del girone finale, si attende un bis dell’ultima uscita iridata.



Quadro sinottico


Il quadro sinottico presenta un’insolita “ripetizione cromatica” nella seconda tornata eliminatoria affrontata da Prandelli, a conferma dell’assunto iniziale: si contano 13 “blu” e 10 “verdi” poi coperti da 4 “celesti” e 6 “aranci”. Le stesse identiche cifre di Euro2012, non fosse per i “bianchi” schizzati alla quota primato di 20, portando i giocatori utilizzati a 47 nelle qualificazioni e 53 complessivamente nel torneo; un assoluto sproposito.

Nessuno coglie il “percorso netto”, ma in 3 centrano il “10 su 10” in lista: di questi il più attivo è Pirlo con 9 gare giocate tutte da titolare (gli è risparmiata l’infelice passarella con l’Armenia), mentre Giaccherini si ferma a 6 presenze, di cui la metà da subentrato, ed è singolare il destino di Sirigu, cui calza a pennello la definizione di “secondo portiere”, non scendendo mai in campo giacché nell’unico “buco” di Buffon è De Sanctis a difendere i pali.

La lista “teorica” dei 23 è la seguente:
P (3): Sirigu, Buffon, Marchetti
D (6): Bonucci, Maggio, Chiellini, Abate, Barzagli, Astori
C (9): Pirlo, Giaccherini, Candreva, Diamanti, Marchisio, Montolivo, Verratti, De Rossi, Giovinco
A (5): Osvaldo, Gilardino, El Shaarawy, Balotelli, Insigne.

Non fosse per un difensore in meno e un attaccante in più, si avrebbe un altro “bis” del 2012 per cifre in ballo. È nuovamente il reparto avanzato a subire i maggiori ritocchi nella lista definitiva ma stavolta a “sopravvivere” sono le due punte meno usate (Balotelli e Insigne) mentre il “tridente avanzato” resta a casa per scelte tecniche (per Gilardino, titolare in Confederations e al secondo “verde” consecutivo, si tratterebbe di una rinuncia del giocatore), lasciando spazio al “celeste” Cerci e agli “aranci” Immobile (capocannoniere di serie A) e Cassano (a sorpresa accantonato dopo Euro2012 e altrettanto a sorpresa riproposto per il Brasile). Il centrocampo paga dazio alla sfortuna con Montolivo infortunatosi in un’amichevole con l’Irlanda (che rischia di mietere ulteriori vittime) mentre per Giaccherini e Diamanti si ha il punto comune d’aver giocato l’ultima stagione all’estero. In difesa Prandelli deve fronteggiare la drammatica assenza di centrali di spessore; fallito Ogbonna e con Barzagli a mezzo servizio, Maggio paga le conseguenze di tale carenza, lasciando il posto all’oriundo Paletta (per la serie: avessi detto!), mentre Chiellini ne beneficia, venendo esentato dalla mannaia del “codice etico”, nuovamente applicato a singhiozzo dal CT.

A completare i quadri ci si affida ai “celesti” Thiago Motta e Aquilani, tornati in auge nella seconda stagione, e De Sciglio, dimenticato al termine della prima, e agli “aranci” Darmian, Parolo e Perin, cui sono decisive le prove offerte in campionato. Facile attendersi un crollo verticale degli indici, effettivamente confermato, dove sia i teorici (IL: 0,713, IG: 0,784, IT: 0,827) sia i reali (IL: 0,478, IG: 0,562, IT: 0,609) precipitano ai minimi storici; dei 23 che partono in Brasile, per ogni gara eliminatoria in media 10,994 sono in lista, 7,811 giocano e 6,699 da titolari.

La formazione titolare


La formazione proposta è schierata con il 4-3-1-2, lo schema di partenza più usato da Prandelli, che nelle ultime uscite abbandona a favore del 4-3-3, e in paio di volte è “sfiorato” anche nella realtà: in casa con la Danimarca, Chiellini si sposta al centro per Bonucci lasciando la fascia sinistra a Balzaretti, mentre in Repubblica Ceca, Osvaldo squalificato è sostituito da El Shaarawy.

Due i “verdi” presenti: se per Montolivo è fatale l’incidente occorsogli con l’Irlanda, Osvaldo paga l’ultima stagione trascorsa sulle panchine del Southampton, all’andata, e della Juventus, al ritorno.

Fase finale

Scenario

Il tema del “bis” si ripercorre anche nella fase finale, a eccezione del prematuro stop. Prandelli si conferma sfortunato nel sorteggio dei gironi iniziali: la scarsa resa nelle amichevoli e nelle ultime due uscite qualificatorie fa scivolare l’Italia fuori dalla prima fascia (non accadeva dal 1962, formalmente, ovvero dal 1978, sostanzialmente) a ingrossare la “extralarge” delle 9 europee “normali”, dalla quale, per l’esito del pre-sorteggio, sarà estratta sicuramente un’altra avversaria degli Azzurri. Da tali premesse, il Gruppo D italiano diventa il tradizionale “di ferro” della competizione, con Uruguay, Inghilterra e Costa Rica: almeno una testa eccellente dovrà rotolare, ma poi saranno due poiché i Ticos riusciranno nell’impresa della vita di spingersi fino ai quarti di finale, lì estromessi solo ai rigori dall’Olanda (e dal colpo di genio di Van Gaal di cambiare portiere per i tiri dal dischetto).

Prandelli non risparmia nemmeno la replica dell’“ansia da palcoscenico”, travolto da dubbi e angosce sempre più deleteri (avendo già vissuto analoga esperienza a Euro2012), che si ripercuotono, nuovamente, nella scelta già analizzata degli uomini (dove ancora una volta predilige quanto offerto in campionato rispetto a quanto dimostrato nelle qualificazioni) e dello schema, ritornando al 4-3-1-2 contro l’Inghilterra, dopo averlo accantonato a favore del 4-3-3, rispolverato di fronte alla Costa Rica per poi passare al 3-4-1-2 nell’ultima uscita con l’Uruguay.

Non sfugge all’appello nemmeno l’ipocrisia, il cui “presente” è ora un urlo, non coinvolgendo il solo CT. Come anticipato, Prandelli convoca ugualmente Chiellini, nonostante l’appiedamento in campionato per prova tv, definita “ingiusta” per salvare maldestramente le apparenze, mentre Osvaldo l’anno prima aveva perso la Confederations per non essersi polemicamente presentato alla premiazione della finale di Coppa Italia; ma nemmeno i giocatori sono immuni, fingendo unione e concordia a celare rancori e invidie. Un gruppo azzurro lacerato al suo interno non è una novità: in questa analisi ciò era capitato anche 10 anni prima, ma almeno in Portogallo “non si era perso tempo”, con mugugni e peggio emersi fin dalle amichevoli preparatorie senza tanti sotterfugi. In Brasile, invece, stridono parecchio immagini e dichiarazioni dopo la vittoria con l’Inghilterra, paragonandole a quelle delle due successive sconfitte, dove il gioco più praticato è “togliersi macigni dagli scarpini”.

A ben guardare, se l’Italia avesse invertito l’esito delle prime due gare (perdendo con gli inglesi e battendo i costaricani), la spedizione brasiliana si sarebbe archiviata come vittima della sfortuna nel sorteggio, essendo preventivabile una vittima illustre nel Gruppo D. Invece a definirla un fallimento è soprattutto il modo con cui l’Italia esce: tolta la felice parentesi della partita inaugurale, già contro le formazioni americane, gli Azzurri sono svuotati di energie mentali e fisiche, esattamente come in Sudafrica. 

Cartina tornasole il cambio nell’intervallo contro la Celeste: se il bizzoso Balotelli resta con poco stupore negli spogliatoi, a rilevarlo è il povero Parolo per una sostituzione incomprensibile (oppure fin troppo significativa).

Quadro sinottico


In una precoce uscita di scena, è facile trovare dei “sempre presenti”: con appena 3 gare giocate, se ne contano 4 (Pirlo, Chiellini, Barzagli e Darmian), con Marchisio e Balotelli con l’en plein da titolari seppur soggetti a sostituzioni e Thiago Motta a ritagliarsi uno scampolo di gara in ogni occasione.

Darmian e Thiago Motta sono le due eccezioni al monocolore blu nei piani alti del quadro sinottico: soprattutto per il primo, una lieta conferma nonostante l’esito negativo della Coppa del Mondo azzurra. A colpire è l’abnorme numero di giocatori non tanto con una presenza solitaria accumulata (solo ad Aquilani e Perin non è concessa alcuna chance) quanto perché colta da titolari, destino ad accomunare 5 nomi: Sirigu, Bonucci, Abate, De Sciglio e Paletta.



La formazione titolare


Eccetto Buffon, è la formazione opposta all’Inghilterra, l’unica gara non persa dall’Italia in Brasile, un 4-3-1-2 anomalo con Candreva più tornante che seconda punta. Tuttavia la scelta nasce dalla singolare presenza a pari merito come “11° titolare” dei 5 giocatori succitati con un’unica presenza in assoluto e pure nello schieramento di partenza. Escluso subito Sirigu, non potendo giocare con due portieri, dei 4 rimanenti solo lo scarso crinito Paletta può essere “credibilmente” speso con i 10 che lo precedono in classifica.

Rispetto alle qualificazioni, si mantiene lo stesso schema, con Candreva in luogo del più offensivo Osvaldo in attacco, e a centrocampo Verratti ad approfittare del vuoto lasciato da Montolivo, con Pirlo avanzato a mezzapunta e De Rossi scivolato al centro. Infine, in difesa, anche Paletta (molto relativamente) sfrutta gli acciacchi di Bonucci mentre Darmian è l’unico a poter affermare di aver soffiato il posto ad Abate (presente in Brasile) per motivi tecnici.

L’IG e l’IT sono non solo i più bassi finora riscontrati (con il secondo superato solo da quello del 2008), ma identici (0,818), come nella prima puntata dell’analisi: in altre parole, gli 11 titolari lo sono a tutti gli effetti, poiché o giocano in partenza oppure restano in panchina.

Appuntamento a lunedì prossimo per l’ultima puntata dedicata alle previsioni sull’europeo di Francia 2016.




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