mercoledì 9 marzo 2016

I 23 PER EURO 2016: STORIA DELLE CONVOCAZIONI AZZURRE NEL XXI SECOLO - AUSTRIA/SVIZZERA 2008




Quinto appuntamento con la storia delle convocazioni della nazionale italiana in questo secolo a cura di Rado Il Figo.


Link delle puntate precedenti:

4) GERMANIA 2006



Qualificazioni

Scenario

Lippi mantiene la promessa di dimettersi dopo il Mondiale tedesco, a prescinderne dall’esito (tanto meglio se da trionfatore): nella sorpresa generale, il sostituto è Roberto Donadoni, con una carriera da allenatore appena all’alba a livello di club, totalmente digiuna d’esperienze simili. La sgradevole (e personalissima) sensazione, acuita all’arrivo al vertice FIGC del “nuovo” presidente Abete in luogo del commissario Rossi, è di trovarsi davanti a due vittime sacrificali sull’altare della repentina restaurazione: dal neo CT (scelto appositamente in un “carneade”) ci si attende un immediato fallimento tanto da “essere costretti” a richiamare prontamente Lippi e se ciò avvenisse a Euro2008 compromesso… pazienza, ché tanto è la Coppa del Mondo a contare!
In effetti, sono sconosciuti gli obiettivi richiesti a un Donadoni abbandonato a sé stesso, con la costante ombra del predecessore alle spalle, ed è evidente l’astio con cui Abete accoglie la qualificazione giunta dopo il balbettante avvio, in un rapporto che s’interrompe fin troppo repentinamente, approfittando di un solitario balzo d’orgoglio del CT nella nuova stesura del suo contratto.

Subentrare nella panchina dei Campioni del Mondo non è mai facile, tanto più dovendo anche fronteggiare alcuni ritiri di peso per appagamento: Nesta dice addio alla nazionale (salvo uno sporadico ripensamento), così come Totti, nascondendosi però dietro un estenuante tira e molla. Inoltre, il Gruppo 2 delle eliminatorie è da prendere con le molle: il sorteggio, effettuato come sempre terminate le eliminatorie mondiali, vede l’Italia in seconda fascia e le consegna, in ordine di coefficiente, Francia, Ucraina, Scozia, Lituania, Georgia e Fær Øer. Sono quindi presenti 3 delle prime 8 in Germania e, addirittura, le due finaliste; a parzialissima consolazione, ora vi è la qualificazione diretta delle prime due classificate.

È attesa una lotta a tre (Francia, Italia e Ucraina) con il “quarto incomodo” (Scozia), ma ben presto i britannici si sostituiscono agli ex sovietici caduti nella semplice coreografia delle altre tre nazionali presenti. L’inizio azzurro è deludente: a colpire più della fin troppo prevista vendetta bleu a Parigi, è il precedente pareggio interno in rimonta con la Lituania. Tuttavia, dalla terza uscita in avanti, è un percorso quasi netto, con l’unica eccezione dello 0-0 milanese nel ritorno con i francesi, e l’Italia, in costante e tenace rincorsa, aiutata dai confronti diretti del trio di testa (noi perdiamo punti con la Francia, la Francia li perde con la Scozia, la Scozia li perde con noi) e da un’inopinata sconfitta highlander in Georgia, coglie una meritata qualificazione imponendosi a Glasgow, con una giornata d’anticipo e pure da prima in classifica.




Quadro sinottico


Il primo CT dell’Italia a usufruire della piena libertà nella numerazione, deve giocare due gare in più rispetto al precedente torneo, e i giocatori utilizzati lievitano a 43; seppur in modo meno accentuato rispetto a Lippi, anche Donadoni stabilizza un “gruppo fisso” nella seconda stagione d’impegni: nel 2007/08 da Tonetto (25°) in giù si raccolgono globalmente appena 7 apparizioni in lista (il 6,48%), però con ben 3 nell’inutile chiusura con le Fær Øer. A nessuno riesce l’en plein del sempre presente in campo, anche se Oddo e De Rossi centrano il 12 su 12 in lista, fallito da Cannavaro e Gattuso per squalifiche (rispettivamente, 1 e 2 giornate) e da Buffon e Pirlo per scelta tecnica (risparmiati nell’incontro finale).

La lista “teorica” dei 23 è la seguente:
P (2): Buffon. Amelia
D (7): Oddo, Cannavaro F., Zambrotta, Barzagli, Grosso, Materazzi, Panucci
C (6): De Rossi, Pirlo, Gattuso, Perrotta, Ambrosini, Camoranesi
A (8): Di Natale, Inzaghi F., Toni, Quagliarella, Del Piero, Iaquinta, Lucarelli C, Gilardino.

Si evidenziano subito i due grandi problemi di Donadoni: il primo è la jella che, dopo avergli lasciato in “eredità” un gruppo eliminatorio (divenuto) fra i più ostici, non lo molla nella scelta dei 23 colpendo il reparto arretrato con gli infortuni di Oddo, attivo ma non perfettamente recuperato, e Cannavaro, acciaccato in allenamento da Chiellini – che gli prenderà poi il posto (uhm…) – quando la nazionale è già in Svizzera, con conseguente arrivo in extremis della “sorpresa” Gamberini. Due assenze di gran peso, essendo il 1° e il 4° in graduatoria.

Il secondo è la costante ricerca di punte in grado di segnare con sufficiente regolarità: balza agli occhi l’inusitato numero di attaccanti nella lista teorica, un terzo del totale, di cui la metà (Inzaghi, Iaquinta, Lucarelli e Gilardino) rientra nei “grandi esclusi”. I rimpiazzi non seguono, però, la stessa proporzione per reparto: se il “celeste” Chiellini subentra a Oddo, le punte hanno solo due ricambi, il “richiamato” Cassano (accantonato dopo le prime due partite) e l’autodefinito “capocannoniere morale” di Serie A, l’“arancio” Borriello. Le due caselle ancora vuote sono riempite dal terzo portiere (obbligatorio) De Sanctis e dal centrocampista Aquilani, una presenza da subentrato in due quale apporto globale nelle eliminatorie.
I due problemi si riflettono sugli indici, risultando, rispetto agli analoghi del 2006, lievemente superiori per la lista teorica (IL = 0,842, IG = 0,892 e IT = 0,932) e sensibilmente inferiori per la reale (IL = 0,660, IG = 0,701 e IT = 0,742).

Fumoso più del solito è l’“apporto” della stampa: un minimo giustificate le polemiche per l’esclusione di Maggio, cui però sono preferiti Panucci e Zambrotta; a dir poco pretestuose le accuse per un centrocampo “troppo milanista”; del tutto falsa la “vittoria” per la presenza di Del Piero, avendo da tempo il CT chiarito che lo avrebbe convocato pur non chiamandolo più nelle qualificazioni.

La formazione titolare


Ritenuto ferreo cultore del 4-3-3, in realtà Donadoni lo usa solo 3 volte come schema di partenza, dimostrandosi anch’egli flessibile su questo lato, e la formazione proposta è così schierata con un 4-1-4-1, poco frequente nelle nostre sponde, dove, per usufruire degli 11 più volte titolari, Gattuso e Pirlo appaiono in un ruolo ricoperto solo in una circostanza a testa. Pure per tale motivo i 3 indici sono superiori ai precedenti, con l’IL allo 0,826, l’IG allo 0,742 e l’IT (comunque basso in assoluto) allo 0,674.

È “cromaticamente” lampante il peso della malasorte, che priva il CT dell’intera metà destra della difesa titolare, un grattacapo non da poco.


Fase finale

Scenario

La fase finale ripropone i due problemi donadoniani: prima ancora dell’infortunio a Cannavaro, la scalogna si fa (ri)sentire nel sorteggio dei gruppi, inserendo l’Italia nel C, nuovamente il più ostico, includendo Francia (e ridaje!), Romania e Olanda, l’unica testa di serie non d’ufficio. Infatti, l’esito è influenzato dall’inserimento a tavolino in prima fascia di Austria, Grecia e Svizzera, non propriamente nell’élite europea (tutte fuori subito e raccogliendo la miseria di 4 punti complessivi) e dai conseguenti “artifici” di qualcuno (Germania e la stessa Olanda) per peggiorare il proprio coefficiente. Quanto alla scarsa vena degli attaccanti, le cifre dicono tutto: si segnano appena 3 reti in 4 gare (e un terzo), tutte a firma di difensori e centrocampisti, e sempre su azioni da fermo – angolo, rigore e punizione (pure deviata): nonostante i tentativi, un rebus rimasto indecifrato (forse perché irrisolvibile?).

Si parte col botto, ricevendo tre sberle (a zero) dall’Olanda in un incontro dall’incresciosa fase difensiva, mesto addio azzurro per Materazzi (rimasto negli spogliatoi all’intervallo). Il pesante rovescio costringe a un viaggio in apnea, in costante rischio eliminazione, che arriverebbe già alla seconda uscita se una carambola piede-mano di Buffon non respingesse un rigore di Mutu salvando il pari contro la Romania, partita dove Donadoni dimostra il coraggio di tornare sui propri passi, cambiando metà squadra e impostandone l’aspetto definitivo. La “rivincita della rivincita” con la Francia è più semplice del previsto e il 2-0 significa qualificazione, anche grazie alla sportiva Olanda che, matematicamente prima, vince pure l’ultima gara per lei inutile (o se preferite, alla pochezza dei romeni, battuti dalle riserve oranje). Il torneo per noi termina ai quarti con la Spagna ai rigori, l’unico vero rimpianto in una sfida da “passaggio delle consegne” in tutti i sensi: le Furie Rosse inaugurano il loro periodo d’oro eliminando i campioni iridati, e Lippi rientra a suon di fanfara a rilevare Donadoni, trattato malissimo da Abete, fin troppo celere nel formalizzare l’agognato cambio della guardia.

In conclusione, Donadoni tenta di dare una propria impronta alla Nazionale, senza tuttavia uscire dalla strada indicata da Lippi, i cui “punti di rottura” si limitano a Panucci e Cassano, raccogliendo forse meno del meritato nel girone finale, dove i demeriti sono (a bella posta?) ingigantiti (anche la pur meritata batosta olandese è troppo ampia rispetto a quanto visto in campo) ma arrivando probabilmente al punto massimo imposto dai limiti della squadra.

Quadro sinottico



Ben otto i giocatori ad aver giocato tutt’e quattro le gare, e con Pirlo a saltare i quarti per squalifica, di cui la metà da “sempre presenti” (titolari mai sostituiti): nel ristretto cerchio di questi ultimi, oltre a portiere (Buffon) e difensori (Panucci e Zambrotta), si ritrova anche un attaccante (Toni), un po’ a sorpresa, sia in generale (essendo le punte più “soggette” alle sostituzioni) sia nel caso specifico per il citato secondo problema del CT. Il quale fa pieno affidamento al blocco dei “blu”: infatti, dei 13 scesi in campo almeno 3 volte, si contano solo due eccezioni nei “celesti” Chiellini (ma senza l’infortunio a Cannavaro, come sarebbe andata?) e Cassano, mentre in fondo alla classifica vi sono i 3 “aranci”, tutti a quota 0 (assieme ad Amelia).

Se la “rotta di Berna” è decisiva per definire i contorni della formazione titolare, con ben 5 cambi nella seconda uscita, a livello assoluto si rivela fatale solo per 3 giocatori: Barzagli e Materazzi, mai più scesi in campo, oltre a Di Natale, riapparso solo nel secondo tempo contro la Spagna (dov’è autore di uno dei rigori falliti).

La formazione titolare



La formazione titolare è più offensiva rispetto all’analoga delle eliminatorie: anche l’unico reparto numericamente invariato è soggetto a una rivoluzione, con il solo Zambrotta (cambiando però fascia) “sopravvissuto” a infortuni (Oddo e Cannavaro) e “disastri olandesi” (Barzagli).

Nonostante i cambi tattici e di uomini, Donadoni pesca sempre dai “soliti noti”, comparendo 9 “blu” e con le due eccezioni “celesti”, Chiellini (su cui aleggia il dubbio di cui sopra) e Cassano, su cui il CT ha operato un autentico “doppio ripensamento”, avendolo convocato dopo non averlo più chiamato all’indomani della trasferta eliminatoria francese, e affidandogli il posto da titolare nell’ultima partita del girone.


Gli indici hanno un responso “ambiguo”: se l’IG (0,909) è il più alto visto finora (tolto quello per Euro 2004), al contrario l’IT (0,795) è il più basso in assoluto, e svelano come Donadoni riponga piena fiducia in questi 11 nomi quando si tratta di farli giocare, molto meno se da titolari (esattamente quel che accadde a Trapattoni 4 anni prima). 

Appuntamento a mercoledì prossimo per la sesta puntata dedicata a Sudafrica 2010.



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