sabato 10 gennaio 2015

COME OTTENERE LA SUPERLICENZA PER CORRERE IN FORMULA 1: COSA CAMBIA

Antonio Bomba ci spiega il nuovo meccanismo di concessione della superlicenza per correre in Formula 1 che entrerà in vigore nel 2016.




Nei giorni scorsi la FIA ha reso noto il nuovo criterio per la concessione della superlicenza in Formula 1 dal 2016 suscitando non poche polemiche. Più tra gli appassionati che tra gli addetti ai lavori a dire il vero. Tante, troppe critiche verso questo sistema frutto pure dell’ignoranza di tanti, tra addetti ai lavori e appassionati, su come ottenere al momento l’agognata patente che ti permette di entrare nel tanto sognato circus iridato.

Anzitutto una rapida premessa. Poco dopo essere stato eletto presidente FIA Jean Todt dichiarò immediatamente che tra i suoi obiettivi primari ci sarebbe stato quello di riportare un po’ di ordine tra le sotto categorie delle monoposto. Vale a dire tutti quei campionati che per un verso o per l’altro contribuiscono a formare un pilota fino a portarlo alla massima serie mondiale. Per farla in breve vi erano ormai tante, troppe cosiddette Formula 2, un numero impossibile di campionati di Formula 3 e assimilabili, per non parlare di tutte le altre categorie ancora più difficili a classificare quando non addirittura decifrare. E così assunto Gerhard Berger e messolo a capo della commissione riformatrice piano piano si sono iniziati a vedere i primi risultati. Diverse serie sono sparite, compresa la Formula 2 della stessa FIA, altre sono rinate, la F3 europea. Non è questa la sede per dire se quel che è stato fatto è giusto o sbagliato. Quel che è certo è che la riforma attuata da Gerhard Berger assieme ai suoi consulenti ha avuto successo rispetto agli scopi iniziali. Sparite tante piccole formule. Ridimensionati quando non cancellati tanti piccoli campionati di Formula 3 che vedevano al via otto, dieci auto, istituita la Formula 4 che dopo il primo anno di apprendistato nel 2015 vivrà un anno di ampia espansione.



Dimessosi Gerhard Berger e giunto Stefano Domenicali a capo della struttura riformatrice, il processo è stato completato. Dal 2016 per approdare in Formula 1 occorrerà aver ottenuto significativi risultati nelle categorie minori.

Ora un particolare a conoscenza di pochi. Spulciando il regolamento al punto 5., quello cioè relativo a come ottenere la superlicenza, vi era già un punto che prevedeva la superlicenza solo per i primi tre in GP2, i campioni nazionali di diversi stati in Formula 3 e della World Series Renault, i primi quattro classificati ad ogni campionato Indycar e riconoscimenti simili. Tutto giusto, non fosse altro che per un punto. Il classico codicillo all’italiana. La FIA si riservava infatti il diritto di assegnare la superlicenza a tutti quei piloti ritenuti con capacità di guida straordinarie (outstanding ability), a patto che avessero compiuto almeno un test da 300 chilometri su di una formula 1 non più vecchia di due anni. E se da un lato tale norma ha permesso giustamente a gente come Michael Schumacher e Kimi Raikkonen di tornare a correre dopo qualche anno di inattività, i piloti con outstanding ability sono diventati un po’ chiunque, compresi i famosi piloti paganti che rimpolpano lo schieramento e che troppi fan crudeli amano ancora chiamare chicane mobili, parafrasando Niki Lauda.

Ora detto codicillo è sparito e se non verrà r inserito per i soli piloti paganti la pacchia pare terminata qui. O quantomeno una significativa parte. Certo potranno comprarsi i migliori sedili delle formule addestrative, ma dovranno poi essere capaci di vincere o fare abbastanza punti nell’arco di un triennio per poter approdare in Formula 1. Poco non è.

Ed è proprio questo sistema a punti ad aver creato i maggiori malumori tra gli appassionati. Per regola occorrerà aver ottenuto 40 punti nelle ultime tre stagioni ed aver partecipato a detti campionati per almeno due anni. I punti si otterranno non nelle singole gare, bensì in basi ai piazzamenti finali nei campionati ritenuti di interesse da parte delle federazione Internazionale. Ebbene se ne sono sentite di ogni a riguardo: da “non siamo al supermarket dove si va in F1 con i punti” a “perché vincere  l’Indycar dà meno punti che vincere la GP2” a “La F2 faceva schifo e aveva pochi partenti” per terminare con “con questo sistema Senna Schumacher e tanti altri non avrebbero corso in F1”.

Demoliamo ad uno ad uno tutti questi falsi problemi concentrandoci su cosa si voleva ottenere e cosa si otterrà: La FIA voleva una filiera più lineare e specifica che portasse alla F1, dopo anni di smarrimento tra mille categorie e sottocategorie? Piaccia o no adesso un sistema per decretare quale serie è più importante dell’altro è stato fissato. Se si vogliono ottenere tanti punti per approdare in F1 occorrerà trovarsi un volante in F2 o alla peggio in GP2. La World Series Renault passerà forza di cose in secondo piano rispetto a questi due campionati, perché o vinci il titolo o è assai probabile che dovrai attendere almeno un altro anno per coronare il tuo sogno. Altri campionati vedranno il proprio valore salire ancor di più, vedi la F3 europea, mentre saranno con ogni probabilità tanto tanto ridimensionati tutti i campionati esclusi come l’AutoGp, che finirà col pagare colpe non sue. Spiace che nel medio termine ci rimetta una categoria nata in Italia ma la FIA ha deciso questo indirizzo.


Procedendo possiamo anche far notare l’equiparazione della Indycar al WEC e alla F3 europea, e dunque sotto GP2 e F2, e per questa scelta c’è da analizzare oggettivamente i fatti. Dei piloti giunti dall’America ad aver avuto successo in Formula 1 negli ultimi trenta anni si ricordano solo Jacques Villeneuve prima e Juan-Pablo Montoya poi, con quest’ultimo che comunque aveva una formazione europea avendo fatto bene nella F3 britannica prima ed aver vinto il titolo di F3000 poi. Per trovare un pilota americano degno in F1 occorre sempre e solamente tirar fuori la leggenda vivente Mario Andretti. Tutti gli altri un flop totale. Spiace ma è così. Il sistema creato dalla FIA non è un ranking atto a dimostrare chi sia il più bravo comparando le varie serie, ma un sistema ritenuto abile ad individuare chi può correre in F1 e chi no. La GP2 seppur tra mille contraddizioni, crisi e crisette ha partorito campioni del mondo e portato in F1 diversi piloti, l’Indycar pochi e con risultati trascurabili, salvo le eccezioni già elencate. Dal punto di vista delle semplici opportunità e della matematica non va inoltre dimenticato che nelle serie formative non si resta per molti anni. Nella Indycar sì. Più facile quindi accumulare punti nell’arco di un triennio nella massima formula americana a ruote scoperte che non nella GP2. Stesso discorso può essere fatto anche per chi corre nel WEC, ormai in tutto e per tutto la vera alternativa ad un pilota che, fuori dalla F1, riesca a restare un professionista ad altissimo livello. Nessuno inoltre è stupido e non vi è dubbio che dietro queste scelte vi sia anche tanta politica. La futura F2 e la F3, gestite direttamente o indirettamente dalla FIA, dovevano per forza di cosa avere più importanza di GP e GP3, tutti i monomarca Renault, per non parlare dell’Indycar che in teoria è una delle dirette concorrenti della F1 stessa, o il WEC che non è nemmeno una competizione a ruote scoperte. Ad ogni modo val la pena di ribadire: Serviva un percorso chiaro. Il percorso chiaro è stato tracciato.

Non hanno quanto mai senso invece le critiche tipo “Senna e Schumacher non avrebbero esordito in F1”. Tempi differenti, strategie differenti. Senna e Schumacher non sapevano che dovevan fare 40 punti nella patente, dato che al tempo questa norma non vigeva. Lo avessero saputo ci sarebbero certamente riusciti, forse impiegando un anno in più, magari pure di meno, chissà. Per casi riguardanti altri piloti oggi famosi che non avrebbero avuto un curriculum sufficiente non va dimenticato che una volta si poteva provare anche tutti i giorni per dire, ed è chiaro che a suon di girare diventavi più abile ed arruolabile di quando eri partito. Oggi non è più così. I test sono vietati. E poi signori un po’ di coerenza. Sempre a lamentarsi quando la federazione permette di partire a dei piloti con la valigia come Tuero, Mazzacane, Ide, Yamamoto, e simili antieroi. Nessuno si è accorto che con il nuovo criterio questi ragazzi non sarebbero mai arrivati in F1? E sia chiaro che personalmente non ho nulla contro questi piloti che han speso soldi per coronare il proprio sogno di correre in F1. Se mai invidia perché lo avrei fatto e lo farei anche io avessi le loro disponibilità economiche. Sto semplicemente dicendo che troppo spesso si critica per criticare qualsiasi cosa accade, senza fermarsi alla vera natura dei problemi e delle relative soluzioni.

Concludiamo infine con i centinaia che han scritto il luogo comune “si va in F1 coi punti come al supermercato” facendo notare che anche il mondiale di F1 si vince ai punti come alla Coop, la laurea è assegnata addirittura a crediti come fa la Crai, a scuola guida devi fare almeno 36 punti come al Conad. Senza dimenticare che pure il diploma di scuola superiore si prende ai punti come al Dì per Dì. A proposito esistono ancora i Dì per Dì?

Tornando seri pochi o nessuno han fatto notare che con questo criterio a farne le spese sarebbe stato non tanto l’esordiente Michael Schumacher, quanto il secondo Michael Schumacher. Quello già sei volte campione del mondo che dopo tre anni di inattività decise di tornare alla guida della neonata Mercedes. Schumacher avrebbe accumulato 0 Gp dal 2007 al 2009 dei 15 richiesti per poter continuare a guidare in F1. E dato che al momento non esiste nessuna eccezione alla regola voluta dalla FIA non sarebbe potuto tornare al volante. Discorso differente per Raikkonen che stette fermo solo due anni.

Avendo spiegato un po’ a tutti i punti salienti e tentato di comprendere certe decisioni della FIA e di conseguenza come tante critiche rivolte a questo nuovo sistema siano sicuramente pretestuose e per niente pratiche, analizziamo ora punto per punto tutto ciò che servirà dal 2016 per poter ottenere una superlicenza e guidare una Formula 1 in gara.

-         Il pilota dovrà avere minimo 18 anni compiuti all’inizio del week end di gara a cui è iscritto.

-         Il pilota dovrà essere in possesso di una regolare patente di guida su strada.

-         Prima di ottenere la superlicenza il pilota dovrà compilare un questionario dimostrando di conoscere il codice sportivo internazionale e quello specifico della F1.

-         Negli anni successivi spetterà ai team informare e autocertificare i propri piloti delle varianti ai codici sportivi internazionali e della F1.

-         Un pilota per correre in F1 dovrà aver completato almeno due stagioni in una serie di campionati indicati dalla FIA. Per campionato completo si intende aver disputato non meno dell’80% delle gare previste.

-         Il pilota dovrà aver compiuto un test su una Formula 1 non più vecchia di due anni. Il test dovrà avere lunghezza minima di 300 chilometri e dovrà svolgersi nell’arco di due giorni distinti e consecutivi. Il pilota dovrà anche dimostrare di saper tenere un buon passo. Spetterà ai commissari nazionali del circuito che sta ospitando il test certificare la validità stessa del test.

-         Per confermare la propria superlicenza sarà obbligatorio aver disputato almeno 5 Gran Premi l’anno precedente o 15 nelle ultime tre stagioni.

-         Oppure aver ottenuto almeno 40 punti nelle serie indicate dalla FIA ed in base ad una tabella indicata dalla FIA Stessa.

Analizziamo bene i punti fin qui non trattati. Se il primo ed il secondo punto sono senza dubbio il frutto della voglia FIA di frenare l’ascesa dei baby piloti come Max Verstappen, i punti 3 e 4 sono la diretta conseguenza di quanto accaduto a Suzuka con Jules Bianchi. Dal 2016 la FIA certificherà che il pilota conosce il regolamento. Se lo infrange, ne sarà ritenuto per forza di cose diretto responsabile. Possiamo comprendere la motivazione di questa scelta se pensiamo alla perizia finale dell’incidente occorso al giovane pilota francese, da cui è emerso che egli, come i suoi colleghi, non stava alzando il piede per rallentare in un tratto a doppie bandiere gialle sventolanti. A questa maniera la FIA si mette apposto sotto ogni punto di vista, non per ultimo quello assicurativo. I miei piloti han superato un quiz dimostrando di conoscere per bene il regolamento. Se non lo rispettano la responsabilità è loro.

Il resto è tutto frutto del lavoro della commissione ora presieduta da Stefano Domenicali. Senza stare a riportare qui tutta la tabella ed i metodi di punteggio, vi segnalerò semplicemente le varie serie che concorreranno a portare i piloti in Formula 1 e, di seguito, quanti punti ottiene il vincitore di ogni campionato, chiarendo poi serie per serie alcuni casi specifici.

-         F2 FIA: Campionato che tornerà proprio nel 2016 e che assegnerà punti ai primi 10 classificati: 60 punti al primo, 50 al secondo, 40 al terzo.

-         GP2: Punti ai primi 10. 50 al primo, 40 al secondo.

-         F3 Internazionale, WEC e Indycar: Punti ai primi 10 e 40 punti al vincitore.

-         GP3 e World Series Renault: punti ai primi 9 e 30 punti al vincitore.

-         Superformula Giapponese: punti ai primi 8 e 20 al vincitore.

-         F4 (solo campionati certificati FIA) e F3 nazionale: punti ai primi 5 e 10 al vincitore.

-         F. Renault Eurocup, F. Renault Alps, Formula Renault NEC: punti ai primi 3, 5 al vincitore.

-         Non assegnano punti ma concorrono comunque al curriculum come stagioni disputate le partecipazioni alla Indylights, alla Formula Renault 1.6 nazionale ed internazionale.

Ipotizzando che il sistema fosse stato imposto già per la stagione 2015, questi sarebbero stati i piloti eleggibili per guidare una Formula 1.

Nella prima lista ho messo quelli che possiamo definire già in possesso della superlicenza. Vale a dire tutti coloro che han disputato 5 Gran Premi nel 2013 o 15 tra il 2012 e il 2014. Dalla lista ho tolto per ovvii motivi Michael Schumacher e Jules Bianchi.

Fernando Alonso (Esp)
Valterri Bottas (Fin)
Jenson Button (Gbr)
Max Chilton (Gbr)
Pedro De La Rosa (Esp)
Paul Di Resta (Gbr)
Marcus Ericsson (Swe)
Timo Glock (Ger)
Romain Grosjean (Fra)
Esteban Gutierrez (Mex)
Lewis Hamilton (Gbr)
Nico Hulkenberg (Ger)
Narain Karthikeyan (Ind)
Kamui Kobayashi (Jap)
Heikki Kovalainen (Fin)
Daniil Kvyat (Rus)
Pastor Maldonado (Ven)
Felipe Massa (Bra)
Kevin Magnussen (Den)
Sergio Perez (Mex)
Vitaly Petrov (Rus)
Charles Pic (Fra)
Kimi Raikkonen (Fin)
Daniel Ricciardo (Aus)
Nico Rosberg (Ger)
Bruno Senna (Bra)
Adrian Sutil (Ger)
Giedo Van Der Garde (Ned)
Jean-Eric Vergne (Fra)
Sebastian Vettel (Ger)
Mark Webber (Aus)


Questi invece i promossi grazie ai punteggi ottenuti nelle altre serie tenuto conto che ho utilizzato il metodo più comune per dirimere le parità di classifica nel WEC. Vi ricordo che quanto ho calcolato può essere soggetto ad errore umano, cioè mio, dato che non è stato così facile scovare tutti i campionati di F3 nazionali così come quelli di F4. Infine la lista è puramente indicativa dato che nessun pilota sapeva che avrebbe dovuto accumulare i famosi 40 punti per eventualmente poter correre in F1 nel 2015.

Sam Bird (Gbr), 55 punti
Sebastien Buemi (Sui), 44 p.
James Calado (Gbr), 40 p.
Helio Castroneves (Bra), 70 p.
Anthony Davidson (Gbr), 44 p.
Scott Dixon (Nzl), 80 p.
Loic Duval (Fra), 55 p.
Mitch Evans (Nzl), 50 p.
Marcel Fassler (Sui), 70 p.
Ryan Hunter-Reay (Usa), 50p.
Tom Kristensen (Den), 52p.
Fabio Leimer (Sui), 56p.
Andre Lotterer (Ger), 102 p.
Alex Lynn (Gbr), 52 p.
Raffaele Marciello (Ita), 74 p.
Allan McNish (Gbr), 50 p.
Kazuki Nakajima (Jap), 47 p.
Felipre Nasr (Bra), 52 p.
Esteban Ocon (Fra), 41 p.
Joylon Palmer (Gbr), 56 p.
Markus Pommer (Ger), 40 p.
Will Power (Aus), 80 p.
Luiz Razia (Bra), 40 p.
Felix Rosenqvist (Swe), 53 p.
Benoit Treluyer (Fra), 70 p.
Stoffel Vandoorne (Bel), 65 p.

Avrebbero inoltre ottenuto oltre 40 punti Antonio Felix Da Costa e Daniel Juncadella ma entrambi non han disputato all’80% almeno due dei campionati richiesti dalla FIA negli ultimi 3 anni. Stessa cosa per il nostro Davide Valsecchi che dopo aver vinto il campionato Gp2 nel 2012 ha optato nel 2013 per il ruolo di terza guida Lotus e nel 2014 è stato alla finestra ad attendere qualche proposta. Avendo saputo per tempo come funzionava questo sistema di punteggio di sicuro avrebbe fatto altre scelte.

Inoltre, tra i presenti nella lista, Allan McNish si è ritirato nel 2013 mentre Tom Kristensen ha annunciato il ritiro al termine della stagione 2014.

La lista dei piloti è così tanto drammatica da peggiorare lo stato della F1?

In conclusione una critica a questo sistema che continuo a ritenere migliore del precedente ma comunque migliorabile. Anzitutto perché dare peso solo alle classifiche finali e non all’essenza stessa delle corse, cioè vincere le gare a cui si partecipa?

In tutto ciò non dimenticandoci mai un punto fondamentale già detto ma che val la pena ripetere: se la FIA inizia con deroghe e trattamenti speciali tutto quanto è stato scritto in questo articolo perde completamente di valore.

Buon raggiungimento dei 40 punti a tutti!


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