lunedì 1 dicembre 2014

COPPA ITALIA: LE PIU' GRANDI SORPRESE TURNO PER TURNO


Questa settimana si disputa il quarto turno di Coppa Italia. E’ l’occasione per vedere quali sono stati i cammini “record” delle squadre provenienti dalle serie minori, o comunque piazzatesi nelle posizioni peggiori nel campionato precedente e per capire chi fra le squadre ancora in gara può ancora sognare di fare un’impresa storica mai riuscita prima a nessuna altra squadra.



Per fare questo ho deciso di ricercare, dagli ottavi di finale alla finale, la squadra che nella storia di questa competizione ha ottenuto la qualificazione a ogni turno partendo dalla più bassa posizione di classifica nell’anno precedente. Per le edizioni con una formula che prevedeva partite non a eliminazione diretta ho agito come fatto in passato per il calcolo della “migliore performance” per nazione nelle coppe europee, equiparando i turni a seconda del numero di squadre partecipanti. Stesso approccio per valutare le posizioni conquistate in campionato rispetto ai diversi format dei campionati che si sono susseguiti nella storia. Dove non specificato le posizioni in classifica si riferiscono sempre al piazzamento in campionato ottenuto nell’anno precedente. Non è stata tenuta in considerazione la prima edizione della Coppa Italia, disputata nel 1922 e vinta dai dilettanti del Vado, poiché non ha visto la partecipazione delle principali squadre dell’epoca.

OTTAVI DI FINALE

A detenere il record di squadra “meno forte” sulla carta a essere arrivata agli ottavi di finale della Coppa Italia è il Forlì, che nell’edizione 1995/96 raggiunge gli ottavi di finale partendo da un decimo posto nel girone B della Serie C2 1994/95. Qualificata alla Coppa Italia maggiore in qualità di finalista della Coppa Italia di Serie C dell’anno precedente, pur rimanendo sugli stessi livelli nel campionato d’appartenenza (undicesima nel girone B della C2 1995/96) la squadra romagnola riesce a battere 1-0 il Foggia (appena retrocesso dalla Serie A) nel primo turno e a eliminare ai rigori il Piacenza nel secondo turno (al contrario del Foggia, appena promosso in Serie A), prima di fermare la sua corsa agli ottavi contro il Milan, subendo un onorevole 0-2 davanti a più di ventimila spettatori paganti allo Stadio “Manuzzi” di Cesena.

QUARTI DI FINALE

Il record per i quarti di finale appartiene al Monza 1938/39, nono nel girone B di Serie C sia nel 1937/38 che nella stagione successiva. Una lunga marcia nel corso della quale i lombardi superano ben sei turni eliminatori, favoriti anche dal sorteggio che li vede affrontare sempre squadre di pari categoria: 6-0 alla Cremonese (appena retrocessa dalla Serie B) nelle qualificazioni al tabellone principale, 5-0 al Derthona (15° nel girone C di Serie C) nel primo turno, 4-2 al Mantova (15° nel girone A di Serie C) nella ripetizione del secondo turno dopo che la prima partita era terminata in pareggio dopo i tempi supplementari, 3-2 al Valpolcevera (14° nel girone C di Serie C) nel terzo turno, 2-0 alla Civitavecchiese (3° nel girone E di Serie C) nei sedicesimi, 2-1 alla Biellese (4° nel girone C di Serie C) negli ottavi. Il sogno dei monzesi si interrompe ai quarti di finale per opera del Genova 1893 (3° in Serie A e corrispondente all’odierno Genoa, così rinominato nel periodo fascista), anche in questo caso con l’onore delle armi: 1-2 il risultato finale.

SEMIFINALI

Diviso in due il record legato alle semifinali. Per come ho strutturato questa ricerca il record sarebbe appannaggio del Bologna 1995/96, unico a raggiungere questo turno avendo giocato l’anno precedente in Serie C (vincendo il campionato). Mi pare corretto però ricordare anche una squadra che è arrivata a un passo dalla finale in una stagione nella quale effettivamente giocava in Serie C, essendo retrocessa l’anno precedente arrivando ultima in Serie B: il Bari 1983/84.

Partiamo dal Bologna, che partecipa alla Coppa Italia 1995/96 nel mezzo di un percorso memorabile che a fine stagione lo porta di nuovo in Serie A, con una doppia promozione consecutiva a solo tre anni di distanza dal periodo buio del fallimento. Nel primo turno i felsinei superano 2-0 il Verona (10° in Serie B ,ma a fine stagione promosso con il Bologna in Serie A), nel secondo battono 1-0 la Roma (5° in Serie A), negli ottavi secco 3-0 alla Reggiana (appena retrocessa in Serie B), nei quarti cade un’altra vittima illustre, il Milan (4° in Serie A e che a fine stagione diventa campione d’Italia), superato ai rigori. A porre fine alla cavalcata del Bologna è una neopromossa in Serie A, l’Atalanta, che dopo aver pareggiato 1-1 l’andata a Bologna si impone in casa per 2-0.

Se il Bologna 1995/96 era nel mezzo di un doppio salto di categoria, dopo una stagione fallimentare che lo relega in Serie C il Bari 1983/84 è all’inizio di un percorso analogo, che lo riporterà in Serie A nella stagione 1985/86. In quel periodo il format della Coppa Italia prevedeva otto gironi da sei squadre, con partite di sola andata e le prime due di ogni girone qualificate agli ottavi di finale. Al termine di un girone equilibratissimo in termini di risultati, il Bari passa il turno da secondo a pari punti (6, all’epoca la vittoria valeva 2 punti, frutto di quattro pareggi e una vittoria 1-0 sul campo del Taranto) con la Juventus prima e con un punto di vantaggio su Lazio (neopromossa in Serie A), Catanzaro (appena retrocesso in Serie B) e Perugia (11° in Serie B). Chiude il gruppo il Taranto (4° nel girone B di Serie C1) a 3. Il sorteggio degli ottavi rimette beffardamente contro Bari e Juventus dopo il 2-2 del girone eliminatorio, nel quale il Bari già aveva sfiorato l’impresa (in vantaggio con una doppietta di Messina, si fa raggiungere dai gol di Cabrini all’84’ e Platini all’ultimo minuto). Per nulla intimoriti dai bianconeri, reduci da un secondo posto in campionato e che a fine stagione vincono campionato e Coppa delle Coppe, i pugliesi vincono l’andata a Torino 2-1 grazie a un gol di Lopez al novantesimo. Due settimane dopo, a Bari, allungano ulteriormente grazie a un rigore realizzato da Messina, ma subiscono poi la reazione di orgoglio della Juventus che prima pareggia con Platini e poi si porta in vantaggio con Tardelli riequilibrando i conti. Anche questa partita, come le due precedenti, si risolve all’ultimo minuto e lo fa a favore del Bari, in seguito a un altro calcio di rigore realizzato da Lopez. Nei quarti altra vittima di rango, la Fiorentina (5° in Serie A), che viene superata per 2-1 sia all’andata che al ritorno. Fatto il due non c’è però il tre: i galletti vengono eliminati in semifinale da un’altra delle principali squadre italiane dell’epoca, il Verona (4° in Serie A), che li supera 2-1 nell’andata a Bari e 3-1 al Bentegodi.

FINALISTA


La squadra “meno forte” sulla carta a essere arrivata in finale è il Padova 1966/67, reduce da un nono posto in Serie B nella stagione precedente. Pur non centrando la promozione in Serie A, in quella stagione i veneti si esaltano in Coppa Italia. Nel primo turno superano il Venezia (neopromosso in Serie A) ai supplementari per 2-1, nel secondo turno battono 3-2 il Palermo (15° in Serie B), nel terzo turno saltano facilmente l’ostacolo Varese (appena retrocesso in Serie B) 3-0, nei quarti di finale ancora un 2-1 ai supplementari questa volta contro il Napoli (4° in Serie A) con il gol decisivo segnato da Quintavalle al 119’, mentre in semifinale si permettono il lusso di vincere 3-2 contro la grande Inter di Helenio Herrera (campione d’Italia in carica e che nell’anno precedente si era laureata per la seconda volta consecutiva campione del mondo): in vantaggio per 2-0 dopo 36 minuti, il Padova subisce la rimonta nerazzurra firmata Suarez e Mazzola sul finire del primo tempo, ma ha la forza per passare di nuovo in vantaggio al 57’ con Carminati e mantenere il risultato fino alla fine. Il miracolo non si ripete però in finale, dove a vincere è il Milan (7° in Serie A) per 1-0 con gol di Amarildo a inizio secondo tempo.

VINCITRICE

Anche per quanto riguarda la “vincitrice” è necessario sdoppiarsi come fatto per la semifinale. La squadra proveniente da una posizione più bassa l’anno precedente a vincere la Coppa Italia è stata la Fiorentina 1939/1940, unico team a vincere la coppa avendo giocato l’anno precedente in Serie B (peraltro vincendo il campionato e venendo promossa in Serie A). Come prima abbiamo ricordato il Bari, adesso va però ricordato il Napoli 1961/62, unica squadra ad aver portato a casa il trofeo senza partecipare nella stessa stagione al campionato di Serie A. I partenopei erano infatti retrocessi l’anno precedente in Serie B e nel 61/62 hanno realizzato l’accoppiata storica Coppa Italia/promozione in Serie A.

Partiamo dal cammino della Fiorentina che si aggiudica meritatamente la coppa a suon di gol. Nei sedicesimi distrugge 7-1 la Cavagnaro di Sestri Ponente (2° nel Girone D di Serie C), negli ottavi supera il Milano (9° in Serie A e odierno Milan, costretto a cambiare nome sotto il regime fascista) con un secco 5-0 nella ripetizione dopo che la prima partita termina 1-1 dopo i tempi supplementari, nei quarti altra netta vittoria 4-1 sulla Lazio (10° in Serie A), in semifinale 3-0 alla Juventus (8° in Serie A). Nella finale, giocata a Firenze, i vola si impongono sul Genova 1893 per 1-0 e conquistano la prima Coppa Italia della loro storia con gol decisivo di Celoria nel primo tempo.

Vediamo ora quello del Napoli: nel primo turno supera l’Alessandria (7° in Serie B) ai rigori, nel secondo turno ancora una vittoria ai rigori questa volta contro la Sampdoria (4° in Serie A), negli ottavi successo 2-0 in trasferta contro il Torino (12° in Serie A), nei quarti superano la Roma (5° in Serie A) all’Olimpico 1-0 e in semifinale battono 2-1 il Mantova (neopromosso in Serie A). In finale trovano a sorpresa la Spal (12° in Serie A), che in semifinale aveva eliminato la Juventus con un sonoro 4-1, e la sconfiggono per 2-1 con gol decisivo di Ronzon vincendo a loro volta la prima Coppa Italia della storia del club.



Nell’edizione attualmente in corso, nessuno può battere i record di Forlì agli ottavi di finale e Monza ai quarti. Ancora in gara per fare la storia raggiungendo un’incredibile semifinale solo il Perugia (che eguaglierebbe il Bologna avendo vinto lo scorso campionato di Serie C). Per superare il Padova nella categoria “finalista meno forte in partenza” oltre al Perugia sono in gara anche Avellino (11° in Serie B), Brescia (13° in Serie B), Pescara (15° in Serie B) e Varese (18° in Serie B). Nel gruppo di coloro che potrebbero ancora battere il record della Fiorentina vincitrice nel 1939/40 oltre a queste cinque si aggiungono il Modena e l’Empoli, l’anno scorso promosso in Serie A ma che ha chiuso il campionato cadetto in seconda posizione (contro la prima della Fiorentina).


Per la cronaca, da quando il format è quello attuale (2008/09) con solamente le semifinali con partite di andata e ritorno e negli altri turni gare in casa per chi è meglio posizionato nel ranking, la squadra a partire da una posizione peggiore a essere riuscita a vincere la Coppa Italia e anche ad arrivare in finale è stata la Lazio 2008/09 (12° in Serie A), la migliore a giungere in semifinale e nei quarti il Siena 2011/12 (2° in Serie B, ma per quanto riguarda i quarti va ricordato anche il Siena 2013/14 che ci è arrivato da squadra di Serie B dopo essere retrocessa nella stagione precedente ed è l’unica squadra cadetta ad aver raggiunto i quarti con il nuovo format) mentre per gli ottavi di finale il record lo detiene il Lumezzane 2009/10 (10° nel Girone A di Lega Pro Prima Divisione). Nessuno può battere il Lumezzane nell’edizione in corso mentre tutti gli altri record con il nuovo format sono ancora “attaccabili”.



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2 commenti:

  1. Per quanto riguarda le finaliste, al Padova del 1966/67 aggiungerei il Palermo edizione 1978/79, arrivato ad un passo dalla vittoria (rosanero battuti dalla Juve ai supplementari dopo essere passati in vantaggio) dalla serie B, dove se non erro aveva militato anche l'anno precedente a quella memorabile "cavalcata".

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    1. Non l'ho messo perché il Palermo è arrivato sesto in campionato l'anno precedente, mentre il Padova era arrivato nono. Quindi il "record" per come è costruito l'articolo appartiene al Padova.

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